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Mondo cattolico e mondo moderno

L'atteggiamento della chiesa

Nel 1864 Pio IX pubblicò l'enciclica Quanta cura, cui era aggiunto il Sillabo, "un catalogo dei principali errori del nostro tempo", in ottanta proposizioni: alla condanna di liberalismo, democrazia, socialismo e positivismo, di tutta la "moderna civiltà", con cui non poteva il Pontefice "venire a patti e conciliare", si univa l'esecrazione dell'idea di stato "come origine e fonte di tutti i diritti". La reazione al Sillabo fu durissima anche nel mondo cattolico. Napoleone II e Vittorio Emanuele II ne vietarono la pubblicazione nei loro stato.

Nel Concilio Vaticano I (1869-70) il Papa proclamava il dogma dell'infallibilità pontificia in materia di fede e di morale. Il dogma, che rafforzava l'autorità del Papa anche di fronte ai vescovi, cioè alle Chiese nazionali, rispondeva all'esigenza di centralizzazione del potere e di affermazione del carattere internazionale della Chiesa, come istituzione facente capo a Roma.

Sorsero nuove congregazioni, che svolsero nuove forme di apostolato: ad esempio nel 1859 la Congregazione dei Salesiani di Don Bosco si dedicò ad un'opera di recupero della gioventù derelitta; s'intensificò lo sforzo missionario, in coincidenza con l'espansione coloniale.

Il rifiuto sia degli egoismi del capitalismo sia della lotta di classe, spinse gruppi cattolici ad operare per la restaurazione della società cristiana fondata sulla solidarietà e sulla collaborazione delle classi (cristianesimo sociale). Alcuni gruppi ritennero necessario ai loro fini l'intervento dello Stato; rifiutavano in tal modo la condanna papale del mondo moderno.




Progetto realizzato da Irene Pucci per il corso "Metodologia della ricerca storica" - Prof.ssa Enrica Salvatori