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Le riforme del governo provvisorio

In generale, i primi atti del governo repubblicano furono improntati ad una certa moderazione. Fu abolita la pena di morte per i reati politici (veniva così implicitamente ripudiata la tradizione della repubblica giacobina, sulla cui immagine aveva a lungo pesato il ricordo del Terrore). Fu rifiutata la proposta di sostituire al tricolore la bandiera rossa, simbolo della rivoluzione sociale. La Repubblica si impegnava inoltre a rispettare l'equilibrio europeo, rinunciando così ad esportare la rivoluzione oltre i suoi confini. Questa contestazione scontentava però le correnti piú accese del fronte repubblicano, che chiedevano da un lato un appoggio deciso ai movimenti rivoluzionari di tutta Europa e premevano dall'altro per l'adozione di misure radicali in materia di politica economica e sociale.

Già alla fine di febbraio il governo provvisorio aveva stabilito in undici ore la durata massima della giornata lavorativa e-cosa ancora piú importante-aveva affermato il principio del diritto al lavoro: una decisione di portata rivoluzionaria, che affrontava per la prima volta un nodo fondamentale dell'economia capitalistica, quello del pieno impiego. Per dare attuazione al diritto al lavoro, furono istituiti gli ateliers nationaux (alla lettera: opifici, o officine, nazionali). Il nome faceva pensare a quegli ateliers sociaux che Louis Blanc (uno dei due socialisti presenti nel governo) aveva teorizzato, nel suo libro del 1839 su L'organizzazione del lavoro, come vere e proprie cooperativa di produzione, capaci di sostituirsi all'impresa privata. Ma la realtà era piú modesta, legata com'era alla necessità di aiutare i lavoratori colpiti dalla disoccupazione. Gli operai degli ateliers furono infatti adibiti a lavori di pubblica utilità (scavo di canali, riparazioni di strade) e posti alle dipendenze del ministro dei Lavori pubblici. Anche entro questi limiti, l'esperimento poneva gravi problemi alle finanze statali e introduceva un motivo di profondo contratto in seno allo schieramento repubblicano, la cui ala moderata considerava pericoloso-e incompatibile con i principi del liberismo economico-un intervento diretto dello Stato nel mercato della manodopera.





Progetto realizzato da Irene Pucci per il corso "Metodologia della ricerca storica" - Prof.ssa Enrica Salvatori