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G.Flaubert, L'educazione sentimentale

Gustave Flaubert (1821-1880), il celebre autore di Madame Bovary, nel 1848 fu testimone a Parigi delle prime fasi della rivoluzione e le descrisse e le descrisse poi nel suo romanzo L'educazione sentimentale (1869). Il primo dei passi qui riportati si riferisce alle giornate di febbraio; quello successivo descrive l'euforia seguita alla proclamazione della repubblica e l'animata vita dei circoli politici.

"Uomini di frenetica eloquenza arringavano la folla agli angoli delle strade; altri, nelle chiese, suonovan le campane a martello; si fondeva piombo, si confezionavan cartucce; alberi dei boulevards, vespasiani, panchine, cancellate, lampioni, tutto fu sradicato, rovesciato; all'alba Parigi era coperta di barricate. Non ci fu molta resistenza; si metteva in mezzo, dappertutto, la Guardia nazionale, e alle otto, con le buone o con le cattive, il popolo si era già impadronito di cinque caserme, di quasi tutte le sedi municipali, dei punti strategici decisivi. La monarchia si dissolveva, rapida e senza scosse. L'attacco adesso era contro il posto di guardia di Chateau-d'Eau, per liberare cinquanta prigionieri che in effetti non c'erano. Federico(1) fu costretto a fermarsi all'imbocco della piazza, piena di gruppi d'armati. Compagnie di fanterie presidiavano rue Saint-Thomas e rue Fromanteau. Una barricata enorme sbarrava rue de Valois. Rasente il suo profilo stagnava una nuvola di fumo; distoltisi un poco si videro uomini corrervi su in bilico facendo grandi gesti, poi scomparire; ricominciarono gli spari. Dal posto di guardia rispondevano senza che, all'interno, si scorgesse anima viva; le finestre eran protette da imposte di quercia nelle quali si aprivano strette feritoie; e il grande edificio a due piani, con la sua fontana all'altezza del primo, le due ali laterali, la piccola porta nel mezzo, cominciava a fiorire di piccole macchie bianche sotto l'urto del piombo. I tre scalini d'ingresso restavano deserti. [...]".

Federico fece il giro di quasi tutti i circoli di Parigi: rossi e azzurri, furiosi e tranquilli, puritani e scollacciati, mistici e avvinazzati, quelli dove si decretava la morte dei re e quelli dove si denunciavano le malefatte dei droghieri. Dappertutto, gli inquilini maledicevano i proprietari, le bluse maledicevano le redingotes (2), i ricchi cospiravano contro i poveri. Parecchi avrebbero voluto delle pensioni come ex perseguitati dalla polizia, altri imploravano denaro per realizzare qualche invenzione; oppure si mettevano in discussione progetti di falansteri(3) o di bazar cantonali, sistemi per la felicità pubblica. Qua e là, nella foschia di tante sciocchezze, la schiarita improvvisa d'un po' di spirito: apostrofi repentine come schizzi di fango; sottigliezze giuridiche incapsulate in una bestemmia; fiori di eloquenza in bocca a un manovale senza camicia, con la tracolla della sciabola allacciata sul petto nudo...Non mancava, a volte, qualche aristocratico dalle maniere dimesse che pronunciava frasi da plebeo e aveva avuto cura di non lavarsi le mani per farle sembrare callose. Ma un patriota lo smascherava, i piú puri gli si facevano incontro minacciosi; e quello si allontanava con la rabbia nel cuore. Per far mostra di buon senso era d'obbligo denigrare gli avvocati e fare il piú largo uso possibile di locuzioni come: "portare la propria pietra all'edificio comune", "problema sociale", "officina".

Note

  1. Il giovane Federico Moreau è il protagonista del romanzo.
  2. Qui "bluse" sta per ceti popolari, in opposizione ai membri delle classi agiate (redingate: abito da cerimonia, finanziera).
Progetto realizzato da Irene Pucci per il corso "Metodologia della ricerca storica" - Prof.ssa Enrica Salvatori