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Lo Statuto Albertino

Fra le molte Costituzioni nate nel 1848, lo Statuto promulgato il 4 marzo da Carlo Alberto in Piemonte è certamente quella che ha avuto la vita piú lunga: circa un secolo. Sopravvissuto alla "seconda restaurazione", lo Statuto divenne nel 1861 la legge fondamentale del nuovo Regno d'Italia; e tale rimase fino al 1947, quando fu sostituito dalla Costituzione repubblicana. Ispirato ai testi costituzionali piú moderati del primo '800, lo Statuto proclama la religione cattolica "unica religione di Stato"; considera il sovrano come solo vero titolare del potere esecutivo e partecipe anche di quello legislativo; prevede un Senato di nomina regia accanto alla Camera elettiva. Lo Statuto, dunque, non prefigura un regime parlamentare di tipo britannico (in cui, cioè, la vita del governo dipende dalla fiducia delle Camere), ma piuttosto un sistema costituzionale simile a quello che sarebbe stato poi applicato in Germania: un sistema, cioè, in cui il governo trae la sua legittimità dalla fiducia del sovrano e al Parlamento è riservata la sola funzione legislativa. Ciononostante, grazie alla politica di Cavour e all'alleanza della monarchia sabauda col movimento liberale nazionale, si affermò in Piemonte e poi in Italia una prassi di tipo "parlamentare", destinata a durare finchè resto in vita il regime liberale.

Alcuni degli articoli piú significativi dello Statuto Albertino sono:

Progetto realizzato da Irene Pucci per il corso "Metodologia della ricerca storica" - Prof.ssa Enrica Salvatori