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Il cancelliere Metternich

La parabola del principe. La rivoluzione di Vienna costringe alla fuga il principe di Metternich: un gesto che pare sintetizzare la straordinaria parabola di un uomo a suo modo eccezionale. Klemens Lothar, principe di Metternich, nasce a Coblenza, in Germania, nel 1773. Studia a Strasburgo e viene avviato dopo la laurea, nel 1794, alla carriera diplomatica, al servizio dell'Austria. Dopo il matrimonio con una ricchissima fanciulla, che gli apre le porte dei palazzi e dei salotti delle famiglie piú nobili e in vista di Vienna, è nominato, nel 1806, ambasciatore a Parigi. Sono gli anni delle grandi vittorie di Napoleone e dell'egemonia francese su tutta l'Europa.

Un ministro senza scrupoli. Metternich, di fatto, è alla guida della politica estera austriaca, che conduce con grande spregiudicatezza unita a luciferina abilità: favorisce, nel 1809, il matrimonio di Maria Luisa, figlia dell'imperatore d'Austria, con l'odiato Napoleone, così da assicurarsi la pace; nel frattempo, cerca di organizzare una coalizione delle potenze europee contro Napoleone. Tra il 1813 e il 1815 avviene il crollo di Napoleone. E Metternich, infaticabile tessitore di trame e coalizioni antifrancesi, appare come il vero artefice di quella sconfitta e, per contro, della grande vittoria dell'Austria.

Il capolavoro di Vienna. Il Congresso di Vienna, nel 1815, segna una nuova affermazione di Metternich: all'Austria è conosciuto un posto di primissimo piano tra gli Stati europei; e l'Austria riesce a stabilire una serie di accordi-la Santa Alleanza e la Quadruplice Alleanza-con Inghilterra, Russia e Prussia per soffocare ogni tentativo rivoluzionario, per bloccare sul nascere eventuali improvvisi sconvolgimenti ed evitare ciò che è accaduto 20 anni prima, al momento della Rivoluzione francese.

Un lucido reazionario. Punto centrale di tutta l'opera di Metternich è stato la ricerca di uno stabile "equilibrio": fermamente avversario di ogni sollevazione popolare, ha ostacolato in ogni modo la libertà di pensiero e di riunione, non ha mai voluto cedere il potere a piú ampi strati popolari; ma è stato ugualmente avversario di metodi ottusamente autoritari e polizieschi. Teme infatti che, a seconda che prevalga una tendenza troppo "popolare" o un'altra troppo "assoluta", l'ordine e l'equilibrio possano essere turbati ora da eccessi dovuti a troppa libertà, ora da malcontenti provocati, al contrario, da una troppo dura repressione.

Fautore dell'intervento. Questo disegno fatto di pugno di ferro, di piccole concessioni, di comando brutale, di interventi pacificatori, di mediazioni è stato vincente per anni. L'idea-guida è stata il "principio d'intervento": le principali nazioni, Austria, Inghilterra, Prussia, Russia hanno il diritto di intervenire ovunque si possano presentare situazioni che turbino o alterino l'equilibrio d'Europa, che possano rovesciare un governo, mettere in discussione l'egemonia delle grandi potenze. Proprio grazie a questi accordi, i moti del 1820-21 in Italia e in Spagna sono stati soffocati.

Cancelliere di Stato. Nel 1821 Metternich è designato dall'imperatore alla massima carica: viene nominato cancelliere di corte e di Stato. Le rivoluzioni del 1830 aprono le prime falle in quella costruzione che è parsa inattaccabile. Quegli avvenimenti, le parole "nazione", "libertà", "sovranità popolare" sono stati-sono parole dello stesso Metternich- "una rottura di argini". L'Austria riesce ancora a soffocare le sommosse in Italia e a bloccare il malcontento in Francia, ma ormai tutto diviene piú fragile.

Ma la rivoluzione era stata solo ritardata. Nel 1835 muore Francesco I, imperatore d'Austria, l'uomo che lo ha coperto d'onori e gli ha affidato la direzione dello Stato. Il potere di Metternich vacilla sotto l'attacco di rivali e di cortigiani che mal sopportano il suo prestigio e la sua autorità, a volte tanto soffocanti e totali. Le rivoluzioni del 1848 mandano definitivamente in pezzi il grande disegno restauratore. Quando anche Vienna, capitale dell'impero, si solleva, il vecchio cancelliere è costretto alla fuga, messo sotto accusa dalla stessa famiglia imperiale. Sta in esilio per 3 anni, in Belgio e in Inghilterra. Nel 1851 rientra in patria, ma non ha piú alcuna carica. Muore a Vienna nel 1859.

Progetto realizzato da Irene Pucci per il corso "Metodologia della ricerca storica" - Prof.ssa Enrica Salvatori